Vivente la fondatrice si sviluppa rapidamente a Voghera (1847), poi ancora a Pavia (1851) e a San Quirico-Genova (1857). Quarant’anni dopo la morte di Benedetta, la sede di Voghera, per opera del Vescovo diocesano, Mons. Igino Bandi, diviene di diritto un Istituto indipendente e in tale circostanza le Suore assumono la denominazione di “Benedettine della Divina Provvidenza” in memoria di Benedetta loro piissima Fondatrice.
Le “Regole”, che lei stessa scrive, sono annunciate nella Supplica all’autorità civile ed
ecclesiastica del 28 ottobre 1838. Nel 1845 avanza una prima richiesta di riconoscimento canonico all’arcivescovo di Genova, il cardinale Placido Maria Tadini,
che già conosceva il Regolamento; non si ha però traccia di risposta. Nel 1856, invece, l’arcivescovo di Genova, mons. Andrea Charvaz, approva
le “Regole” dell’Istituto “che devono internamente dirigerlo”. L’approvazione si rinnova ad ogni quinquennio, fino alla definitiva
del 1901. Il 24 giugno 1917 il nostro Istituto ottiene dalla S. Sede il Decreto di Lode con la denominazione di “Religiose di N.S. della Provvidenza”
volgarmente dette “Benedettine della Provvidenza” di Ronco Scrivia. Il 29 marzo 1926 ha l’approvazione definitiva della S. Sede e l’approvazione
per un settennio delle sue Costituzioni, definitivamente approvate il 2 marzo 193. Nel 1974 ottiene ufficialmente dalla Sacra Congregazione dei Religiosi e degli Istituti
Secolari la primitiva denominazione: “Istituto delle Suore Benedettine della Provvidenza”.
Negli anni 1880-1890 il nostro Istituto si apre anche all’assistenza degli infermi negli ospedali, ma nel 1917 la Sacra Congregazione dei Religiosi vieta questa
attività per orientarlo alla sua particolare azione apostolica: educazione, istruzione e formazione della gioventù. Non potendo, però,
abbandonare i posti fino allora occupati, permette di continuare nelle strutture già esistenti, proibendo di prenderne delle nuove. Questa azione caritativa
negli ospedali e nelle case di salute è ratificata nel 1926. Nel 1937 sono previste opere in terra di missione.
Nel 1917 il nostro Istituto ha case nella diocesi di Genova, Acqui, Chiavari, Luni e Sarzana, Brugnato, Tortona e Alessandria con lo scopo particolare di “attendere, in scuola o in asili, alla pia istruzione e educazione di giovinette, specialmente povere e derelitte, come pure pericolanti”. Dopo il 1917 apre nuove case nelle diocesi di Milano, Roma, Pavia, Bergamo, Brescia, Norcia, Monopoli, La Spezia.
Nell’agosto del 1958, su invito del vescovo mons. Ilario Roatta, incorpora le Monache Benedettine del Monastero S. Liberatore di Castelsantangelo sul Nera (Macerata) allora nella diocesi di Norcia, attualmente diocesi di Camerino.
Dal 1964 è presente in Spagna, diocesi di Palencia.
In quell’anno entrano nella casa del noviziato a Genova le prime giovani burundesi, mandate dal Vescovo di Bujumbura, Mons. Michel Ntuyahaga,
e raggiunte da altre nel 1966. Nel 1969 per desiderio dello stesso Vescovo tornano in patria e formano la “Congregazione delle Bene Umukama”, ispirandosi
alle nostre Costituzioni e al nostro carisma; per questo le consideriamo un altro nuovo virgulto sbocciato dal ceppo della nostra santa fondatrice.
Dagli inizi del 1969 il nostro Istituto realizza la prima casa in terra di missione proprio in Burundi (Africa Centrale) nella diocesi di Bujumbura e attualmente anche in diocesi di Bubanza. Seguono:
nel 1981 la missione in Perù, diocesi di Lima;
nel 1996 in Costa D’Avorio, diocesi di Daloa;
nel 1997 in Brasile, diocesi di Brasilia e ora anche nella diocesi di Luziania.
Lo sviluppo del nostro Istituto non è, però, basato sui numeri e sulla notorietà delle opere, bensì sulla santità dei suoi membri.
Ad onor del vero e per un doveroso e caro ricordo delle nostre consorelle che ci hanno preceduto nella nascita al cielo, possiamo accertare che molte Suore Benedettine
della Provvidenza hanno veramente imitato le virtù della fondatrice e continuato a nutrire nel loro cuore il suo ardore interiore, la sua passione educativa e la
sua operosa carità verso i poveri, gli ammalati, i bisognosi. Non ci sembra opportuno citare nomi e fatti, anche se edificanti. Preferiamo rispettare il loro
silenzio, nel quale la Parola si è fatta viva, e considerarle come le gemme più preziose della nostra famiglia religiosa.